Ero emozionato? Forse teso è la parola giusta. Non sapevo quanti di voi sarebbero potuti venire, tutto era un’incognita. 10? 20? 50? … forse alla fine eravamo circa un centinaio ieri sera, e voglio ringraziare proprio tutti per la partecipazione calorosa e sincera; purtroppo mi dispiace per quelli che per lavoro non sono potuti venire, tra la decisione di fare la presentazione di Mercoledì alle 18:00 in concomitanza con la finale di Champions League e il prossimo fine settimana lungo, ho preferito la prima scelta, si sa che con un ponte di 4 giorni gli italiani snobbano l’evento culturale per un’escursione fuori porta. Non c’è nessun accento critico, anche perché anch’io sono italiano e farei altrettanto.
Dicevo teso. La mattina mi sveglio e mi arriva il messaggio di Alessandra che ha fatto un incidente stradale e che non ce la farà ad aprire il teatro la mattina per le pulizie e neanche a partecipare alla presentazione, le dico di non preoccuparsi, che si riguardi e che per fortuna lei sta bene. Il suo sms sembra così a cuor leggero che per un attimo mi verrebbe da domandarle perché non viene … nel primo pomeriggio scoprirò che le hanno messo 10 punti in testa. Mentre guido da Roma a Cerveteri con Lucia accanto penso ai mille preparativi che ci sono da fare: preparare la sala, provare le casse, il microfono, sistemare i tavoli, le locandine, la posizione della lettrice, i vini per le degustazioni, il cibo per gli stuzzichini, disporre gli acquarelli e le scritture nella sala, farsi la doccia … ogni chilometro che percorrevamo era un pensiero costante che martellava in testa. Non so se Lucia se ne sia resa conto, ma l’ansia in parte mi stava divorando dentro.
Siamo arrivati al teatro Vittoria. Era aperto ma Gabriele non c’era, così ci siamo messi a sistemare secondo un piano che avevamo concordato con Alessandra, poi alla fine, non sapendo bene dove mettere le cose in surplus, ho chiamato Gabriele. Da quando è arrivato non abbiamo smesso fino alle 16:00. Dopo aver sistemato i tavoli e le sedie, ho scopato per terra e passato il mocho … forse essendo scrittore dovrei omettere questo passaggio, ma quando c’è da tirare su le maniche non mi tiro mai indietro e da una parte mi teneva la mente impegnata che abbassava il livello di ansia per l’attesa. Mentre eravamo in piena fase di preparativi mi arriva una chiamata con numero austrico, era Iga che veniva da L.A., sì, proprio Los Angeles. Era in taxi che andava alla necropoli etrusca di Cerveteri. Per un attimo ho creduto di capire male, quando invece mi passa l’autista capisco che è tutto reale! Gli spiego come arrivare al teatro, “… il vecchio cinema di Giovannino …”, come lo chiamano ancora in paese. È curioso come delle etichette impieghino diverse generazioni prima che un posto possa prendere un nuovo nome. Dopo circa un’ora ce la ritroviamo a girovagare per il teatro prima che vada a visitare il museo etrusco nella rocca antica di Cerveteri.
Alle quattro andiamo a casa di mia madre a farci una doccia. Penso continuamente alla presentazione, come un buon padrone di casa non voglio che manchi nulla, così ripasso a mente tutte le cose fatte, cercando di non tralasciare nulla. Il getto dell’acqua calda fa scivolare via tutti i pensieri, ma l’illusione dura il lasso di dieci minuti, una volta asciutto il pensiero riprende da dove si era interrotto. Mentre ritorniamo a teatro carico in macchina i vini e le bibite e tutta la tensione che sotterraneamente sctrisciava e si accumulava durante la giornata.
A poco a poco arrivati. Alle sei meno dieci eravamo forse una decina. I dubbi incominciano a insinuarsi tra i fumi del cervello. La paura di fare la “prima” con solo pochi intimi. Mi metto a parlare con Andrea, l’editore, mentre la sala si va riempiendo di volti cosnosciuti, persone che con diverse sfumature hanno fatto parte della mia vita. Cerco di salutarvi uno a uno, vorrei prendervi da parte singolarmente e fare una chiacchierata di tutto quel tempo che è passato, di quello che ci siamo persi e di quello che verrà.
Ormai sono le 18:20, Andrea mi dice che il quarto d’ora accademico è passato e che forse è il caso d’iniziare. Ci sediamo. Io al centro, lui alla mia destra e il vicesindaco Alessio Pascucci alla mia sinistra, un pò più defilata in piedi si trova Daria con il mio libro aperto sul leggio, mi fa uno strano effetto. La sala è gremita, gli acquarelli di Lucia pendono come gocce di colori e parole sulle pareti in fondo. Andrea rompe il silenzio. Mi introduce. Passa il microfono ad Alessio per poi farlo rimbalzare di nuovo al mio editore. Seguo silente questo siparietto teatrale come se fossi un bravo alunno. Poi mi viene data la parola. La tensione è sparita. L’ansia un cavallo imbizzarrito ormai domato. Questo è il mio campo, è venuto il momento d’iniziare le danze. Non c’è timore nelle mie parole, cerco di coordinare i pensieri, di allontanare la stanchezza di queste ultime settimane che parte da Torino fino a Milano, Roma e oggi. Anche alla fine quando Andrea scambierà un mio abbassamento della voce come un accenno di emozione, si sbaglierà, era solo la saliva che mi era andata di traverso. Dovevo parlare del mio lavoro, della mia opera, delinearne i tratti senza anticipare troppo dei contenuti, quindi era il terreno congeniale per me. Devo ammettere che le domande erano molto interessanti, mi trovo a mio agio quando non ho una scaletta, quando devo estrarre le risposte dal cilindro della mia testa …
Alla fine ero contento di aver allietato la vostra serata, ero contento di essere lì con voi senza avervi annoiato e di tutti i complimenti che mi avete fatto. Devo ringraziare Daria per l’ottima lettura ; Andrea e Alessio per le domande postemi e non concordate; Maghid che con il suo intervento ha fatto comprendere fino in fondo chi è Vincenzo Mattei in Egitto, questo ragazzo che gli appare con la bicicletta in una strada cairota, che spazia dai bei palazzi di Zamalek fino ai quartieri più squalli di Embeba che lui ha paragonato peggiori dei quartieri Spagnoli di Napoli (credo che mia madre sia sobbalzata sulla poltrona quando l’avrà sentito), della disinvoltura con cui mi siedo a parlare con tutti nei vicoli del Cairo e di come io sia diventato più egiziano di lui; Goffredo per aver ricordato che nella mia scrittura c’è tanta poesia. Quello che mi ha colpito è stata la spontaneità dei loro discorsi. Con Andrea e Alessio pensavamo che la presentazione fosse finita, invece hanno irrotto nella scena con una vitalità e forza che anche il pubblico in sala dopo mi ha comfermato di aver apprezzato.
È stato un piacere firmare i miei libri che ormai non sono più miei.
Di aver brindato con voi a questa piacevole serata .
Sono stato contento di aver stuzzicato il vostro interesse, e spero che attraverso i suoi protagonisti il mio libro possa dire i mille significati nascosti tra le sue righe.
Un abbraccio e alla prossima occasione.
waw veny this is very nice
I am very happy for you
Caro Vincenzo,
le immagini restituiscono una situazione carica di emozioni forti ed è straordinaria la tua aria compiaciuta e serena. Per essere uno scrittore il palcoscenico ti si addice!!!
Bravo per tutto!!!
Grazie Gabry, è stato veramente così, un momento pieno di emozioni e la gente veramente era fantastica. Un abbraccio.