
Hossiba Hadj Saharaoui è nata in Algeria, ha vissuto le conseguenze della guerra civile che agli inizi degli anni ’90 ha devastato il paese. È stata testimone delle violenze perpetrare dalle forze militari regolari e dai vari gruppi armati sparsi nel territorio: molestie e stupri sulle donne e barbarie contro l’essere umano. Stando alle sue parole, Amnesty International (AI) era l’unica ONG umanitaria presente in loco che prestava soccorso e aiuto alle persone e alle famiglie delle vittime. Ecco perché ora è parte integrate dell’organizzazione.
“Perché hai deciso di lavorare per AI?”
“Sono algerina, durante la guerra civile nel mio paese AI era l’unica organizzazione che ascoltavo per cercare di capire cosa stava accedendo nel paese; ho pensato che Amnesty era l’unica organizzazione che denunciava gli abusi commessi dall’esercito e dai gruppi armati. In quel periodo tutto era così politicizzato e così diviso, non era possibile ottenere una visione indipendente dell’escalation … in quel periodo è nata la mia ammirazione per Amnesty”
“Quindi prendesti la decisione di lavorare per loro in un futuro possibile?”

“Quindi decisi di studiare legge, specializzandomi sui diritti umani … poi ebbi l’opportunità di conoscere la persona che faceva delle ricerche per AI in Algeria. Credo che Amnesty sia un’organizzazione nella quale m’identifico completamente, m’identifico nei suoi valori. Mi piace il fatto che sia un’organizzazione fatta di persone, che mostra solidarietà, perché quando s’incontrano le vittime o le famiglie delle vittime in Tunisia e in Egitto, sono situazioni delicate, per questo è importante avere il giusto grado di solidarietà. Rimane per me un’esperienza unica, sono orgogliosa di lavorare per quest’organizzazione. Voglio dire, più della metà dei membri dell’attuale governo tunisino sono persone che in passato sono state difese e protette da Amnesty, penso che ne è valsa la pena tutti questi decenni spesi per questa causa … Vado orgogliosa del fatto che critichiamo tutti ma difendiamo tutti”
Durante la conferenza, tenuta presso il Sindacato dei Giornalisti a Il Cairo lo scorso 2 ottobre, Hossiba ha asserito con convinzione che AI continuerà a monitorare la situazione della violazione dei diritti umani in Egitto e combatterà affinché gli ufficiali, responsabili delle torture e degli abusi commessi dalla polizia dopo le dimissioni di Mubarak, siano posti sotto processo. Nelle sue parole: “… per la prima volta l’Egitto ha avuto libere elezioni. L’ottimismo che l’insurrezione ha portato è notevole, l’unico problema è che ora le persone sono deluse. Certo, siamo ancora pieni di speranza, ma continueremo a confrontarci con le autorità locali e continueremo a denunciare gli abusi che ancora vengono perpetrati”
“Come AI monitorizza i lavori costituzionali tunisini? Come stanno procedendo? Come consideri l’introduzione della norma che stabilisce il “giusto equilibrio” del ruolo della donna tra il lavoro in ufficio e quello dei doveri domestico familiari (in rispetto alla Sharia)?”

“In qualità di organizzazione internazionale, rispettiamo la legge internazionale e dei diritti umani ai quali anche la Tunisia è legata, tuttavia le autorità reclamano tali diritti come valori occidentali. A questa insinuazione rispondiamo che proprio il personale di AI proviene da questa regione, e che la nostra organizzazione non è occidentale. Il problema non sono i valori, ma gli obblighi internazionali che la Tunisia ha ratificato. Il Trattato Internazionale dei Diritti Umani afferma diverse cose, e quando si stila una nuova Costituzione, i membri costituenti devono prenderle in considerazione. Reputiamo molto importante mostrare le documentazioni di dominio pubblico per ricordare ai costituenti la cornice internazionale che li vincola”
“Quale è l’attuale situazione in Tunisia?”
“Immediatamente dopo le elezioni per la formazione dell’Assemblea Costituente in Tunisia, AI ha iniziato una campagna a favore dei diritti umani affinché venissero inclusi nella Costituzione. C’erano alcuni membri recettivi dell’Assemblea che hanno agevolato il nostro compito, ma la domanda principale è: “Una volta accettato che i diritti umani debbano essere inclusi nella Costituzione, che cosa significa concretamente?”. Facciamo riunioni con tutti i membri dell’Assemblea, con la commissione dei Diritti Umani che studia tutte gli obblighi tunisini e la portata del problema, perché i costituenti hanno un’opportunità unica: scrivere una Costituzione che non rifletta solo il gioco e la situazione politica di un determinato periodo. Qui si parla di difendere i tunisini e anche gli egiziani (anche loro alle prese con una nuova Costituzione) da futuri abusi, bisogna andare oltre le logiche politiche giornaliere che tra l’altro potrebbero eclissare il ruolo del Parlamento. Una buona Costituzione protegge la maggioranza come le diverse minoranze della popolazione, e redigerne una nuova è veramente segnare la storia del paese per decadi”
“Come vedi i futuri lavori che vedranno l’attuazione dei diritti delle donne nella Costituzione?”
“Ciò costituisce un problema, sia in Tunisia che in Egitto, perché secondo quando stiamo constatando in Tunisia almeno c’è una certa comprensione degli obblighi internazionali del paese, e dell’importanza di garantire l’uguaglianza dei sessi. Ma come si può notare, se da una parte ci sono clausole che la garantiscono, dall’altra alcune invece descrivono il ruolo della donna dentro la famiglia. Usare un linguaggio ambiguo dà adito ad avere troppi modi d’interpretazione …”
“Quindi può essere rischiosa un’interpretazione verso la Sharia di questa norma? E che impatto avrà sui diritti delle donne?”
“È importante che la Costituzione garantisca l’uguaglianza tra i sessi, una volta garantita, ognuno è libero di scegliere come vivere nella propria sfera privata. La Costituzione non deve dettare quale forma di famiglia è accettabile o no, questo è un problema che riguarda il singolo individuo. La Costituzione deve garantire che tutti i tunisini siano uguali cittadini e che non siano discriminati dalla legge”
“Quale è la reazione delle donne tunisine ed egiziane per le discussioni che vengono fatte sulla nuova Costituzione, specialmente quando si parla del loro ruolo dentro la società e la famiglia? Quale è la tua opinione?”

“Dobbiamo accettare che questo non è un tema monolitico, le donne tunisine ed egiziane sicuramente hanno punti di vista differenti sulla famiglia, o sul tipo di relazione dentro la famiglia … Però gruppi di donne si sono fatti sentire nello stabilire la linea da non oltrepassare, e non ci sarà niente al di sotto di quella nella Costituzione, cioè la parità dei sessi. Noi siamo pienamente d’accordo, questo costituisce un punto fermo non negoziabile. Uomini e donne dovrebbero essere uguali, per legge e in pratica. La prima cosa è assicurare la parità tra i sessi per legge, anche se in Tunisia non c’è piena uguaglianza. I media hanno lodato le donne tunisine e il miglioramento dei diritti delle donne, ma purtroppo, quando si tratta di eredità e di affidamento dei figli, le donne non sono uguali agli uomini. Ad ogni modo le donne si sono mobilitate. Regolarmente si sono piazzate davanti all’edificio dell’Assemblea Costituzionale per esprimere solidarietà per lo sfortunato e triste caso di una giovane tunisina violentata da due poliziotti che alla fine è stata incriminata di fronte al giudice per turbamento alla morale pubblica! Quindi, l’autorità non deve avere l’impressione che scalfire i diritti delle donne sarà un’operazione facile. Credo che l’approccio delle donne, in Tunisia come in Egitto, non debba proporre la questione per il riconoscimento del singolo diritto della donna, ma combattere per i diritti umani in toto, di cui i diritti delle donne fanno parte. Comunque, si continua a vedere un certo tipo di ambiguità quando si parla di parità dei sessi; le autorità e i partiti devono chiarire la loro posizione. I diritti umani non sono là per essere svenduti per un mero accordo politico”
“Come donna, che significa per te vivere e lavorare in una società maschilista e misogina come quella presente in Medio Oriente?”
“Sarò molto onesta, in Egitto ho vissuto uno degli episodi più drammatici della mia vita. Stavo assistendo al processo di alcuni Fratelli Musulmani davanti la corte militare, tra cui Khairat El Shater[1] (2007-8), quando sono stata sessualmente molestata”. Hossiba prende una breve pausa, anche se sembra parlarne con naturalezza. Riprende. “Tutti le donne membri di AI sono consapevoli dei rischi che si corrono. Entrambi conosciamo la realtà in Egitto, molte donne egiziane hanno vissuto gli stessi maltrattamenti. Quando si parla degli organi preposti a giudicare, voglio credere che non esista nessuna differenza se si è uomo o donna, ma non sono sicura che alcune delle critiche-improperi che ho subito sarebbero state indirizzate a un uomo … e comunque alla fine sono solo una messaggera di un’organizzazione internazionale”
“Quanto pensi sia importante l’esperienza tunisina per altri paesi arabi quali l’Egitto e la Libia?”
“Effettivamente tutti guardano alla Tunisia pensando che se non funzionerà in quel paese lo stesso sarà negli altri. La Tunisia sta veramente disegnando uno standard base, perché rappresenta un esempio per tutta la regione; quando la Tunisia ratificò status della Corte Penale Internazionale ebbe un impatto significativo che andava oltre i meri confini del paese. Allo stesso modo, quando l’Egitto ha sentenziato la fine di Mubarak, il significato e le ragioni del processo andavano oltre l’Egitto stesso. Quindi, tutti si guardano a vicenda . La disputa verte tra la libertà di espressione e quella di religione. Sfortunatamente, un film (Innocence of Muslim) ha scatenato una reazione del pubblico musulmano che ci ha ricordato come non tutti abbiamo lo stesso modo di intendere la libertà d’espressione e di religione. In Tunisia, una delle dispute concerne la protezione dei valori sacri, ma che cosa significa? È una limitazione della libertà d’espressione? In alcuni dei dibattiti in Tunisia, che già abbiamo anche in Egitto, vediamo leader, specialmente gli egiziani, che richiamano l’attenzione per la creazione di una legge internazionale che protegga la religione, questa costituisce veramente una richiesta preoccupante”
“Quanto è importante la libertà di espressione?”

“Faccio un esempio. Durante la dittatura di Ben Ali non si poteva trovare nessun giornale disponibile a pubblicare un’inserzione dietro pagamento, perché non c’erano giornali indipendenti a quel tempo. Ora il panorama è molto ricco, ci sono molti dibattiti, ed è molto importante perché la libertà di stampa è una garanzia contro gli abusi sui diritti umani. Esiste un tentativo di diminuire la libertà d’espressione, come l’episodio con il film Persepolis (Francia, 2007) che fu trasmesso in TV; molte persone si lamentarono che un film del genere offendeva i sentimenti religiosi. Dal mio punto di vista, non c’è niente che ti obbliga a vederlo, se non lo vuoi guardare spegni la tua televisione. Penso che qualche volta si guarda alla libertà d’espressione e di religione da un punto di vista sbagliato: il diritto di chi è stato violato? Se si afferma di essere offesi da qualcosa, è da capire se veramente si ha un diritto la cui violazione può offendere. La libertà di religione consiste nel diritto di ognuno di avere credenze religiose e di poterle esprimere. Non riguarda il diritto a non essere offeso dall’altrui punto di vista. Non si può usare la libertà di religione per negare quella d’espressione, l’unico caso è vilipendio alle istituzioni dello Stato, questo è il limite che non si può oltrepassare. Non si può solamente dire “Mi sento offeso e quindi questo film o questo libro dovrebbero essere proibiti”
“Potrebbe essere un problema che può essere superato sviluppando una cultura differente e più aperta nel paese?”
“Quando AI porta avanti una campagna mediatica sul caso di due giovani tunisini che sono stati arrestati per aver dichiarato pubblicamente di essere atei, lo fa perchè reputa questa situazione inaccettabile. Si può vivere in un paese musulmano ma con la libertà di poter espremire il proprio punto di vista. Le persone dovrebbero avere il coraggio di lamentarsi per quel modo di pensare e con quel tipo di religione. Nessuno dovrebbe andare in prigione solo perché ha espresso la propria opinione”
“Pensi che i tunisini avranno successo nel far riconoscere i diritti umani nel proprio paese?”
“Penso che sarà una grande sfida per loro, e penso che la prossima sfida sarà la battaglia per la libertà d’espressione”
“Come possono essere giudicati in Egitto gli ufficiali responsabili di aver commesso abusi contro i diritti umani se agivano sotto la protezione della Legge di Emergenza (LdE) (e ordinaria) che permetteva loro ogni tipo di repressione? Il Parlamento dovrebbe approvare una legge retroattiva che punisca i responsabili di tali crimini?”
“La tortura non è mai giustificata. La LdE non era una legge che autorizzava le torture, sebbene le facilitasse; permetteva alle forze di sicurezza di arrestare e detenere persone per un lungo periodo di tempo senza un regolare processo. Ciò agevolava l’uso indiscriminato della tortura e i poliziotti sono stati messi nella condizione di usarla e di essere premiati per questo. Le confessioni sono state estorte attraverso coercizione fisica, questo non può essere accettato. Quindi, qualsiasi giudice dovrebbe non tenere conto delle prove ottenute sotto tortura!”.
Naturalmente Hassiba fa riferimento alle migliaia di egiziani, attivisti e non, che sono stati arrestati durante l’escalation delle violenze successive alla caduta di Mubarak e che dovranno subire un processo di fronte al tribunale militare piuttosto che a uno civile.

“Sei d’accordo se l’Egitto in futuro farà una amnistia per tutti i colpevoli dei crimini commessi?”
“AI si oppone alle amnistie. Attraverso i molti anni d’esperienza accumulata in altri paesi rifiutiamo le amnistie e le immunità per le forze di sicurezza perché, così facendo, si lascia solo rancore e risentimento, e si fa in modo che gli abusi continuino. Potrebbe essere che l’Egitto non abbia le capacità di affrontare i processi in questo momento, ma dovrebbe prendere tutte le misure necessarie per accertare tutte le responsabilità dei colpevoli”
“Abbiamo avuto casi di tortura in Italia nel 2001 a Genova durante il G7, ma purtroppo non esiste una legge in Italia contro la tortura che permetta di giudicare i poliziotti responsabili per questi crimini commessi …”
“Le forze di sicurezza spesso commettono abusi in moltissimi paesi, noi li monitoriamo, come purtroppo la brutalità della polizia francese nelle Banlieue parigine …”
“Come vede la rivoluzione artistica a Il Cairo e il lavoro degli attivisti? Questi due movimenti aiuteranno in qualche modo il processo democratico nel paese? AI collabora con loro?”
“Tutti questi movimenti sono importanti perché sono forme di espressione, pacifiche, e dovrebbe essere preservate. È un peccato che i graffiti in via Mohamed Mahmud siano stati rimossi, perché erano e sono parte della storia dell’Egitto. AI lavora con questi gruppi, i quali sono una garanzia contro i futuri crimini; ci sono giovani filmmaker attivisti che filmano tutte le violazioni dei diritti umani della polizia, i Mosereen, con i quali collaboriamo strettamente. Con la loro presenza diventa più difficile per le autorità cancellare la verità, e in questo senso i ragazzi sono una magnifica garanzia contro gli abusi”
Hossiba rappresenta quella gamma di persone che ancora vogliono lottare, sebbene i suoi modi di comunicarlo sembrano troppo intrappolati dentro una struttura istituzionale che, per quanto affermi lei, rimane pur sempre di stampo occidentale. Le proposte di AI sono legittime e condivisibili: riforma della polizia egiziana, miglioramento del tessuto sociale, condanne per i responsabili, potenziamento della figura del medico forense, miglioramento della legislazione ordinaria egiziana e tunisina per adattarla ai trattati internazionali … Ma una domanda lecita rimane da porsi: quanto sono effettivamente attuabili queste proposte in una realtà dove la carenza di leader e di statisti sembra endemica? L’Egitto si trova in una situazione politica peggiore di quella italiana uscita dalla II Guerra Mondiale, dove il panorama politico era in fermento e si potevano vantare personaggi di rilievo in tutti i partiti. In Egitto la forza predominante sono i FM, il suo Presidente, Morsi, è stato solo una scelta di ripiego, per alcuni versi giusta in alcuni frangenti azzeccata, rispetto al candidato iniziale il business man Khairat. Forse il paese avrebbe preso una svolta differente se uno dei candidati della sinistra Hamdeen Sabahi o Khaled Ali fosse stato eletto. Quest’ultimo, svolgendo l’attività di avvocato del lavoro da molti anni, poteva capire meglio la realtà egiziana e come muoversi per migliorare la situazione di quel 45% di egiziani che vive ancora in povertà. Ma questo è un altro discorso, perché l’amministrazione americana cercava un partner forte e ben radicato nel territorio come i FM.
La sfida che si pone AI e Hossiba, è creare l’humus della democrazia, ma libertà di espressione e di religione, devono bilanciarsi con il diritto al lavoro, alla pensione, all’assistenza sanitaria … e alla possibilità di poter migliorare la propria condizione sociale, altrimenti i proclami di libertà rimarranno solamente parole vuote di cui gli egiziani e tunisini non sapranno che farsene.
ENGLISH
Hossiba Hadj Saharaoui was born in Algeria; she lived the consequences of the Algerian Civil War in the ‘90s. She witnessed the brutal actions of armed forces and groups: harassment and violation of women and the barberries committed against the human beings. According to her words, the Amnesty International (AI) was the only humanitarian NGO on field that was giving relief and help to the people and to the families of the victims.
During the conference at the Press Syndicate in Cairo last October 2nd, she never gets tired to claim that AI will never give up in monitoring the Egyptian situation of human rights violations and in fighting for the prosecution of the guilty officers responsible for the tortures and abuses committed by the police in the aftermath of Mubarak resignation. As she says: “… Egypt was able to vote for the first time; the amount of hope that the uprisings have brought is remarkable, the only problem is that people has been disappointed. Yes, we want to be hopeful … we continue to engage with the authority but we also continue to say when violations are happening”
“As AI is monitoring the Constitutional works in Tunisia, how are they proceeding? How do you consider the introduction of the rule that will establish the “right balance” of women’s role, between their jobs and their home duties (in respect of the Sharia)?”
“I think, as International Organization, the framework that we use in our work is Tunisian international obligations and Tunisian human rights (HRs) obligations, because the authorities claim that these are Western values, but we (the AI personnel working in Cairo) all come from the region, and this is not a Western organization, and the matter is not about values, but the international obligations, that Tunisia has excepted. The Human Rights Treaty tells a number of things, also that when drafting a new Constitution, the constituencies will try to uphold these HRs obligations. We see very much a role of showing the documents of public domain that are reminding the drafters the international framework that is binding them …”
“What is in the current the situation of Tunisia?”
“Very early, immediately after the elections for the Constituent Assembly (CA) in Tunisia, AI started campaigning for HRs to be included in the Constitution. First at all, we started very basic things. There were some receptive members of the CA who facilitated our task, but the questions is: “Once you agree on HRs should be included, what does it mean concretely?”. We have meetings with all members of the CA, with the commission of Rights and Freedom that is setting out all Tunisian obligations, and setting out the extent of the problem, because the people who are drafting the Constitution have a unique opportunity: drafting a Constitution is not just reflecting the political games of a given time. This is about protecting Tunisians and Egyptians for future abuse. A Constitution protects the majority and the minority of the population, because you never know who is going to be which one. You need to go beyond these political arrangements that might be overshadowing Parliament on the daily bases. The drafting of the Constitution is really who’s going to mark the history of the country for decades”
“How do you see the further works to implement women rights into the Constitution?”
“It is a problem, either in Tunisia than in Egypt, because what we see, in Tunisia at least, is a certain understanding of international obligations of the country, certain understanding of the importance of guarantying gender equality. But you see that, in one hand you might have a provision to guaranty gender equality, and then few provisions later, you have another provision that describe the role of the woman within the family. Therefore, usage of ambiguous language is likely to be interpreted in different way …”
“How could this norm, or interpreting of the norm toward a Sharia meaning, be risky? And thereby, how will this norm affect the women’s rights?”
“I mean, what is important for the Constitution is to guaranty equality, once is guaranteed everybody is free to choose how he/she wants to live in the private sphere. The Constitution is not here to dictate what is an acceptable organization of the family or what is it not, this is a private matter. The Constitution is to guaranty that all Tunisians are equal citizens and are not discriminated by the law”
“Do you think that the Tunisian experience is very important for the influence that might have for the others Arab countries such Egypt or Libya?”
“Indeed, everybody is looking to Tunisia to think if Tunisia does not work what is going to happen elsewhere? This is really setting the standard as well, because that’s an example for the region; when Tunisia ratified the role status for the International Criminal Court, that was really significant because the meaning was beyond Tunisia. It was significant for the all region. As well as when Egypt adjudged Mubarak, the significant and the reason of the trial were beyond Egypt. So, everybody is looking at each other in the region. The contention point, mainly is on the articulation of freedom of expression and freedom of religion, and unfortunately, there is a movie (Innocence of Muslim) and the reaction of the Muslim public to that movie have reminded all of us the fact that we do not have the same understanding of freedom of expression and freedom of religion. In Tunisia, one of the contention point is the protection of sacred values, what does it mean? Is it a limitation of freedom of expression? In some of the debates ran in Tunisia, we are seeing already in Egypt, we also see some of the leaders, the Egyptian leaders in particularly, are calling for the formation of a religion international protection, this is also worrying entreat”
“What is the reaction of Tunisian and Egyptian women to the discussions on the new Constitution with special regard of their role into society and into the family? And what is your personal opinion?”
“We need to accept that is not monolithic theme, Tunisian and Egyptian women might have very different views on what family means, the relationship they would have in the family etc … But women groups have been quite vocal in saying the bottom line, and there will be nothing below it in the Constitution: is gender equality, and we fully agree with that of course, this is not negotiable. Men and women should be equal, in law and in practice. The most important thing is to ensure this equality in law. However we do see that even in Tunisia we don’t have full equality, because the Medias have been praising Tunisian women and the enhancement of women rights, but yet, when it comes to inheritance or child custody women are not equal to men. But women have kept much mobilized. They have been in front of National Constitutional Assembly regularly to express solidarity to the unfortunately and sad case of young Tunisian woman who was raped by two police officers (and then she ended up to be in front of the judge, having to respond of charges of dissent behaviour). So, authority should not be under impression that if they intend to scarify women rights that is going to be easy. But I also think that in their approach, both in Tunisia and in Egypt, they do not want a single woman right as an issue, the fight for human rights comes as a package, women rights are part of that, you cannot choose between the rights. However, we continue to see a sort of ambiguity when it comes to gender equality; the authorities and the parties need to clarify what is their position. Human rights are not there to be sold out in order to secure any sort of political deal”
“What are the female associations in Tunisia, how do they move into society? How do they sponsor the women rights into the country?”
“I give you an example. During Ben Ali you could hardly buy the Tunisia press, because there was not any independent journal to read at that time. Now you see it is very rich, there are a lot of debates, and that’s really important because the free press is a guaranty against the abuse of human rights. What we see as well is the attempt to cut freedom of expression, like the incident with the movie Persepolis (France, 2007) that was shown on TV, and people complaining that such film hurts the religion feelings. In my view, nothing is forcing you to watch this film, if you don’t want to watch it, you can switch off your TV. I think we are sometimes looking at this articulation of freedom of expression and freedom of religion on the wrong angle: whose rights have been violated? If you say you are going to be offended by something whether you have a right to be offended, that’s really different thing. Freedom of religion is about everybody’s right to have the religion believes and to be able to express them. It is not about the right not to be offended by somebody else’s views. In that sense we can’t use freedom of religion to trap freedom of expression, the only case is when you insult authorities, that’s very high threshold. You can’t just say “I am offended then this movie or book should be banned””
“Is a matter of developing a different and more open culture into the country?”
“When Amnesty is campaigning of the case of two young Tunisians who have been arrested for saying they are atheists, because this is not an acceptable situation. You might live in a Muslim country, but people should be able to have their views, and you can’t impose by the fact that you live in a Muslim majority country and then people should comply with that kind of thinking, with that kind of religion. No one should be in jail for expressing his/her views”
“Do you think the Tunisians might succeed in imposing human rights in the country?”
“It is going to be a challenge. I think the next challenge is going to be the battle for freedom of expression”
[1]Primo candidato dei FM alle elezioni presidenziali egiziane. Successivamente ha dovuto ritirare la sua candidatura per motivi legali.