Pathos post referendario …


Scrivo due righe emozionato, speriamo di esprimere bene le sensazioni.

Sono contento per il risultato del referendum che stabilisce di nuovo la sovranità del popolo italiano, il quale domanda di avere una società civile basata sulla comunicazione, sulla ricerca di un obiettivo comune da dividere e condividere, no una ricerca disperata dell’individualismo e del profitto; ciò a prescindere da Berlusconi e il suo atteggiamento poco politico.

Personalmente non sono contro l’individualismo, ne contro la proprietà privata, sono tutti elementi che fanno parte della società civile, perni importanti quanto altri, come quelli menzionati nel referendum: l’acqua, la capacità di gestirla, l’energia del nucleare e l’uguaglianza di ogni cittadino davanti alla legge. Gli italiani hanno seguito la scia segnata dalla primavera araba e dagli indignatos spagnoli che anche loro hanno detto basta a un certo modo di far politica e di intendere l’economia e la società: non siamo solo numeri e profitto, siamo cittadini, esseri umani che vivono una propria esistenza cercando di viverla nel miglior modo possibile; il referendum dà una speranza per il futuro, perché indica un cammino da seguire per noi e per i nostri figli. Questa è la differenza che questa nuova generazione ha segnato con quella precedente: vedere il futuro, comune e per il bene di tutti, nel rispetto dei nostri diritti di cittadini, essere umani, e nel rispetto dell’ambiente che ci circonda; una generazione stanca di promesse e parole vuote,

Come nel referendum su Chernobyl e sulla legge elettorale del ’91 voluta da Segni, si apre una nuova stagione. Ci sarà da tirarci su le maniche come allora, ma se mi viene concesso vorrei sperare su altri binari che non siano solo economici. L’economia è importante, importantissima, perché bisogna ricordare che la democrazia si basa sul ceto medio (lo stesso eroso da 30 anni di politiche molto liberali), con i suoi difetti, ma che quando viene attaccato la democrazia ne risente e incomincia a traballare. Questo è un processo che è accaduto e sta accadendo non solo in Italia, ma in tutta Europa, per questo si vedono il riacutizzarsi di nuovi estremismi.

Come esposto nel capoverso precedente, qui non si parla di essere contro la proprietà privata e l’interesse, che nessuno mette in discussione fintantoché quest’ultimo rispetti i diritti dei cittadini e proponga delle linee guida che non siano in contrasto con la comunità. Il referendum italiano dice no alle grandi speculazioni e a tutte quelle multinazionali che ignorano l’individuo e la persona, che sfruttano il pathos momentaneo solamente per vendere di più e ricavare più profitti. Ci sono degli aspetti della vita umana che non possono essere alienati e venduti per un mero concetto finanziario, e questa è una delle letture che personalmente voglio dare al referendum. È un voto sì contro Berlusconi, ma anche contro tutte quelle politiche e leader populisti che si dimenticano della persona e del cittadino (personalmente credo che anche gli elettori di destra siano sfiduciati e scontenti della situazione attuale). È vero che oggi c’è un contesto di crisi economica e quindi nelle difficoltà ci si stringe gli uni con gli altri per avere solidarietà e per amalgamare una forza maggiore, per questo è importante non perdere questo momento e stabilire delle linee guida che non siano solo incentrate al domani temporale, ma al domani futuro, consapevolizzare i cittadini e le persone perché questo periodo di 20/30 anni passati sia ricordato come un monito per le generazioni future a non incorrere negli stessi errori troppo economico-centrici.

Il senso del referendum è di nuovo l’agorà cittadina, dove gli interessi della comunità prevalgono, senza annientare il singolo, senza demonizzare l’individuo che è rimasto a casa. È un richiamo per una consapevolezza generale che travalica i confini puramente politici ed economici, e s’indirizza verso una visione più ampia ancora da definire. Sarà bravo quel politico che incanalerà questo nuovo desiderio, riportato in auge dalla crisi economica e dal declino annunciato dell’Europa nei confronti di molti paesi. Questo declino sarà certamente economico (e ben venga una più equa distribuzione delle ricchezze a livello mondiale), ma almeno per il momento, gli italiani hanno detto no alla visione che vede anche un declino culturale. Ciò può rappresentare un nuovo inizio, impervio, ma sul quale si può tracciare la strada.

Un’altra nota. Sono contento e orgoglioso, perché essendo un italiano all’estero vive giornalmente il confronto con altre nazionalità che spesso deridono questo nostro modo di fare tutto italico, ma per il momento siamo gli unici che hanno detto no a un certo tipo di politiche mondiali. Il cammino è lungo, le forze che si opporranno a queste decisioni sono molto forti, organizzate e ben equipaggiate, non mancheranno segnali destabilizzanti. Per il momento gioisco, e alzo di nuovo la testa, anche se non l’ho mai abbassata, perché in Italia vige ancora la democrazia (alterata dal forte sbilanciamento comunicativo dei mezzi d’informazione), quindi la decisione degli elettori è inappellabile. Ma sono contento perché questo referendum significa non lasciare le redini a un’oligarchia basata su un ideale che spazza via le radici su cui si basa la società, perché questo referendum significa non svendere la persona e il cittadino.

Infine mi auguro che il rifiuto dell’energia nucleare da parte degli italiani sia anche un’occasione per sviluppare una nuova industria basata sull’energia alternativa che può creare milioni di posti di lavoro se si calcola tutto l’indotto. Questa decisione del popolo italiano deve essere presa anche come una possibilità d’iniziare una rinascita economica, culturale ed ecologica per il paese … Le esperienze all’estero sono importanti, aprono nuovi orizzonti e allargano le visioni, ma facciamo tesoro di chi acquisisce queste esperienze per farne beneficio di tutti gli italiani e non solo, tenerceli in casa questi cervelli, coltiviamoli e diamogli un ambiente e una ragione per rimanere. Lo raccomanda chi dell’estero ha fatto la sua casa, ma che continuando a vivere dove è, continua a fare il proprio dovere di cittadino andando a votare.

2 commenti

  1. Condivido, sai, parola per parola, il tuo saggio inquadramento della politica italiana e del futuro che verrà se la barca inizierà a viaggiare su un’altra rotta… Però amaramente ti dico che in Italia è il potere dei soldi a governare: centrale a carbone a Civitavecchia, solo un esempio di quanto la stampa e gli organi istituzionali furono comprati al punto tale che si parlava soltanto di “carbone pulito”. Anch’io non ho mai smesso di sperare, soprattutto perché ho un figlio al quale vorrei lasciare un’Italia migliore…. Io ci sono, tu quando sei pronto chiama!!!!

  2. Ciao bella, scusa ma vedo solo ora la tua risposta :S.
    sicuramente i soldi fanno girare il mondo, però non è detto che uno non ci deve provare a farli girare per un verso diverso da quello che dicono tutte le lobby potenti … anche perché arricchirsi all’infinito a discapito degli altri ti fa diventare un re in mezzo a tutti pezzenti. Un persona del genere secondo me non è normale, come non è normale il sistema fin qui implementato più o meno a partire dagli anni ’80 …
    La “lotta” (non nel senso classico) è dura, ma non per questo ci si deve tirare indietro.
    Sono in Italia a partire dal 28 giugno … magari ci si sente Mano 😉

    Ciao

    Vin

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