Oggi 19 marzo 2011 c’è stato il referendum in Egitto per consultare il popolo sulle riforme della costituzione redatte dalla commissione costituzionale nominata dalle forze armate egiziane circa una settimana dopo le dimissioni dell’ex presidente Mubarak. La scelta referendaria verteva sull’approvazione o il rifiuto delle suddette modifiche, quindi tra il SI e il NO. La gente attendeva composta in interminabili file fuori i seggi elettorali, rigorosamente separate tra uomini e donne.
Dalle prime indiscrezioni non si riusciva a comprendere quale potesse essere il verdetto finale, bisognerà attendere il conteggio dei voti tra qualche giorno per capire quale sarà il risultato finale.
La studentessa Amina Hishasni, ha atteso tre ore al collegio del benestante quartiere di Zamalek prima di esprimere la propria opinione. “Quale è stato il suo voto e qual è la sua idea del referendum”.
“Ho votato no. Sono contentissima perché finalmente sento di avere voce in capitolo su quello che succederà nel mio paese”. Il suo volto è raggiante, mostra orgogliosamente il suo dito impresso di inchiostro color rosa tendente al lilla dicendo che nel giro di 24 ore scomparirà. Ogni votante deve dare le proprie impronte digitali, e non perché le autorità vogliano schedare tutta la popolazione adulta dell’Egitto, ma per evitare che la stessa persona possa votare in altre circoscrizione, evitando in questo modo che ci siano corruzioni elettorali. “Sicuramente nei quartieri poveri di Embeba, Kit Kat, Helwan … voteranno per il sì, ma credo che la maggioranza che possiede un’istruzione voterà per il no”. Poi Amina scappa via, il ragazzo la sta attendendo in macchina.
La scuola di Zamalek sede del collegio è già alle spalle mentre il ponte 6 Maggio si avvicina, e con esso il quartiere fatiscente di Bulaq sull’altra sponda del Nilo. All’inizio del ventesimo secolo questo quartiere ospitava molti lavoratori italiani, lo stile liberty dei palazzi ne è una lampante dimostrazione.
Mahmud Abu Les è un disoccupato seduto sulla ringhiera del marciapiede vicino al collegio elettorale. “Ho votato sì perché c’è bisogno che s’indicano delle elezioni nuove al più presto. Con un parlamento che deve migliorare la condizione dei poveri e che porti a un cambiamento veloce. Bisogna migliorare le condizioni economiche del paese al più presto, dare lavoro alla gente, aumentare i salari da miseria che ci sono ora e far tornare i turisti! E’ importante che s’inizi una collaborazione nuova con gli stranieri”. Sembra cosciente dell’importanza che gli investimenti stranieri e il turismo hanno per l’economia nazionale. Gli faccio notare che se vince il sì, ci saranno solo due partiti pronti per le vicine elezioni: il partito nazionale (quello di Mubarak per intenderci) e i Fratelli Musulmani. “Non fa niente, prima le elezioni, così il nuovo parlamento potrà redigere una nuova costituzione. Qualsiasi partito vince, la costituzione cambierà. Il nuovo presidente dovrà ascoltare i bisogni della gente”.
All’ingresso del collegio elettorale proprio davanti alla fila per il voto, c’è un signore che tiene alzato un cartello con su scritto di votare no. Si chiama Salah Sulaiman, è avvocato e consulente legale per i diritti umani in Egitto, è membro del partito politico del Wafd. “Non si possono fare nuove elezioni con la legge attuale, perché stabilisce che più del 50% dei parlamentari deve provenire da contadini e lavoratori, una maggioranza senza istruzione. Prima noi del Wafd vogliamo una costituzione nuova, poi le elezioni, il contrario sarebbe un fallimento”.
“Chi dovrebbe redigere la nuova costituzione?”.
“Gruppi di gente specializzata nel proprio campo che rispecchino la composizione basica della popolazione; possono essere formati da politici, giudici, professori, artisti … c’è bisogno di una nuova costituzione”. Delle persone che erano in fila cominciano ad ammassarsi davanti a lui e gridandogli di andarsene, perché secondo loro non è corretto che faccia propaganda politica il giorno del voto. Lui e i suoi colleghi, un manipolo di tre ragazzi, continuano imperterriti rispondendo a tono alle accuse.
Continuando verso il centro la vita sembra procedere normale: la gente fa shopping o degusta un gelato per refrigerarsi delle temperature quasi estive di questi giorni. Decido di prendere un taxi. Il conducente si chiama Mahmud Hasan, fa il tassista come secondo lavoro. Lavora all’amministrazione del ministero dell’economia. “Ho votato no, perché la costituzione attuale è vecchia e fatta da giovani di un’altra generazione, quella degli anni ’70. Da quando è iniziata la rivoluzione è come se la costituzione fosse decaduta automaticamente, e a maggior ragione dopo le dimissioni di Mubarak! Ho votato no perché voglio avere più possibilità di scelta, ascoltare i diversi partiti cosa propongono e poi scegliere. Se si vota subito ci sono solo due partiti pronti per le elezioni generali”.
“Che si dovrebbe fare?”.
“Bisogna redarre una nuova costituzione, che rispecchi e rispetti la rivoluzione, poi le elezioni. Non sono d’accordo con le modifiche fatte dall’attuale commissione costituzionale: se non si può eleggere un egiziano con doppio passaporto, vuol dire che neache El Baradei può candidarsi!”.
“Chi dovrebbe scriverla?”. Mi mostra un foglio propagandistico con i colori della bandiera egiziana.
“L’ha scritto il movimento Dustur 2011, è formato dagli stessi ragazzi che erano in piazza Tahrir durante i giorni della rivoluzione. Questo documento propone di nominare una commissione formata da duecentouno giudici che saranno incaricati di redigere la nuova costituzione. In Egitto abbiamo buoni giudici ed è una giusta proposta che non vuole ingannare nessuno”.
Scendo in prossimità della scuola Fataheyya Bahig al centro del Cairo, a pochi metri dalla borsa economica. Anche qui c’è una fila interminabile di persone allineate per andare a votare. Noto una ragazza senza velo che scatta in continuazione foto alla fila di uomini
che si muovono a passo di formica. Entra dentro il collegio, la seguo istintivamente. Continua a scattare. Poi entra dentro la stanza dove sono gli scrutatori. Si defila facilmente mentre io invece faccio fatica tra le persone che mi fermano credendo che voglia fare il furbo e scavalcare la fila, ma quando sentono il mio accento straniero mi lasciano passare. Ritrovo la ragazza che discute animatamente con il presidente del collegio. Sembra che sia proibito fare foto. Esce velocissima zigzagando tra la gente che ha già votato e s’incammina verso l’uscita. La ritrovo sul campo da pallacanestro all’esterno che continua a scattare foto.
“Mi chiamo Asma Yussef. Certo che ho votato, e ho votato no, come deve essere!”. E’ laureata all’accademia di belle arti del Cairo. Ha lavorato nel campo della pittura fino al 2007, poi ha cambiato per la fotografia. È soprattutto un hobby, nella vita lavora come collaboratrice presso la ditta Solo che organizza eventi culturali in tutto il Medio Oriente.
“Voglio una nuova costituzione, poi nuove elezioni. Non voglio avere solo due partiti da votare. Guarda che non ho nulla contro i Fratelli Musulmani, loro possono partecipare liberamente alle elezioni, ma voglio avere più scelta, sono solo una componente della società, non tutta”.
“Ma non sarebbe meglio approvare le riforme dell’attuale costituzione e votare subito dopo? E il cambiamento tanto atteso sarebbe più veloce”.
“No, perché se vince il sì, c’è pericolo che la rivoluzione fallisca. I partiti non sono pronti, anche se dovevano esserci le elezioni presidenziali questo settembre, non si erano preparati, perché sarebbero state delle elezioni farsa. Se invece vince il no, ci sarà tempo un anno per poter riscrivere la costituzione da zero. Nel frattempo un consultorio formato dal presidente della corte suprema, il capo delle forze armate e da tre civili che abbiano competenza in politica garantirà il percorso democratico nel prossimo anno a venire, fino a quando la costituzione non sarà pronta. Nel frattempo il nuovo presidente del consiglio, Issam Sharaf, continuerà ad amministrare il paese. Noi giovani abbiamo piena fiducia in lui, perché siamo stati noi a suggerire il suo nome alle forze armate per farlo eleggere premier”.
“Chi sarà incaricato a redigere la nuova costituzione?”.
“Per me può andare bene l’attuale commissione costituzionale con presidente El Bisri, o l’attuale governo dopo il rimpasto chiesto dalla piazza alle forze armate, o la commissione di 201 giudici che propone il movimento Dustur 2011. Non vogliamo la vecchia costituzione, non ci appartiene”.
Sembra proprio che la gente con una certa istruzione tende per il no, mentre quella più povera tende per il sì. I contrasti e le separazioni tra le classi sociali egiziane sembrano tornate quelle pre-rivoluzionarie. Si dovranno attendere diversi giorni prima che venga fatto lo scrutinio finale dei voti. Qualunque sarà l’esito finale, sembra che una nuova costituzione sarà redatta nel breve termine. Dal sì o dal no del referendum di oggi dipenderà quale forza politica sarà incaricata di disegnare il nuovo assetto costituzionale egiziano; non c’è dubbio che da questo compito dipende il futuro dell’Egitto e quale direzione prenderà il processo democratico iniziato il 25 gennaio nella piazza Tahrir, nella speranza che le istanze democratiche chieste dalla piazza non vengano tradite con qualche gioco di potere. Al momento sembra che almeno le impronte digitali color rosa prese durante il voto possano evitare eventuali corruzioni elettorali, sperando che il colore scelto porti fortuna per i futuri sviluppi democratici.
Passate 24 ore dalla fine del referendum, il risultato è stato uno schiacciante 77% di si. La gente vuole un cambiamento veloce ed è esasperata nell’affrontare la vita di ogni giorno senza lavoro e con gli stipendi dimezzati. Sondando la popolazione, l’opinione dominante è quella che i Fratelli Musulmani avranno campo libero insieme al partito nazionale.
Chi scrive è convinto che anche chi ha votato sì, non lo abbia fatto solo perché appoggia i due partiti sopra menzionati, ma perché vuole vedere il paese s’incammini velocemente sulla giusta strada. È vero che la maggioranza dai poveri e dei poco istruiti forse voterà i Fratelli Musulmani, ma non è detto che questi conquistino la maggioranza del parlamento. L’aspetto molto importante da seguire nel breve futuro, una volta eletto il nuovo parlamento, sapere quale costituzione sarà varata per il paese. Perché solo una costituzione laica può permettere a un partito di ispirazione religiosa di poter governate senza derive estremiste, Italia e Turchia docet.
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