Sono sopra una cabina elettrica insieme ad una dozzina di egiziani. La piazza è davanti ai miei occhi, mi appoggio sulla spalla di un ragazzo seduto per sedermi anch’io. Le gambe penzolano nel vuoto di circa 4 metri. I fuochi d’artificio scoppiano nel cielo mentre milioni di bandiere sventolano dentro Tahrir. Le voci e i canti del popolo coprono il ronzio delle pale degli elicotteri sopra le nostre teste.
La storia si ripete. Gli egiziani sono a milioni, gridano a Morsi e alla guida dei Fratelli Musulmani di andare via, come due anni e mezzo fa lo urlavano a un dittatore che era in carica da oltre trent’anni. Il movimento dei Ribelli (Tamarroud) dice che un presidente democraticamente eletto può essere mandato a casa per la volontà del popolo stesso quando un parlamento non c’é, perché alla fine le Camere sono solo la sua rappresentanza, senza, il diritto di sfiduciare un presidente ritorna in mano al popolo.
Dopo due anni gli egiziani tornano in strada a insegnare l’origine e la fonte dove nasce la democrazia, le stesse che in Occidente abbiamo dimenticato. In Europa e in America il popolo non è più una priorità, è subordinato alle logiche dei partiti e agli interessi delle lobby economiche.
Personalmente da quassù mi sento rilassato e piacevolmente svuotato. È solo una questione di tempo, poi l’interesse di un intera nazione che si è svegliata dopo 60 anni di letargo avrà il sopravvento sulle minoranze-oligarchie che pensano solo a loro stesse (i FM), sui militari e sul vecchio regime. Perché se un popolo è capace di riversarsi in strada così numeroso dopo che per due anni e mezzo è stato scimmiottato dal governante di turno, allora spero che gli errori degli ultimi due anni e mezzo, da quando Mubarak si è dimesso, non vengano di nuovo commessi. Forse questo è davvero il vero inizio per il nuovo Egitto.
Rimango ancora qua seduto, ad osservare ancora un volta lo scriversi della Storia. Attenderò fino a che le mie tempra saranno stanche. Un padre con suo figlio Mahmud di 6 anni si sono seduti accanto a me. Insieme guardiamo la piazza mentre il riverbero dei fuochi d’artificio illuminano il nostro stupore.