Zizo e le elezioni parlamentari egiziane


Abdelaziz, Zizo, il nomignolo con il quale viene abbreviato il nome tutti coloro che si chiamano così. Ha 25 anni, lui come la metà dei cittadini egiziani ha vissuto solo il tempo di Mubarak, e come molti suoi coetanei è sceso in piazza e era di nuovo in piazza a novembre duranti gli scontri con la polizia. È domenica, domani iniziano le prime elezioni parlamentari libere della storia egiziana, elezioni macchiate del sangue di tutti quei ragazzi morti negli scontri di novembre, quei martiri, o eroi, che ora vengono infangati da una parte della popolazione e dalle stesse forze armate perché considerati degli agitatori e sovversivi, ma i video e le immagini su Facebook e Youtube sono numerosissimi e mostrano completamente il contrario; in fin dei conti non c’è neanche da stupirsi, la maggior parte delle volte i militari sono fatti per la cospirazione e l’insabbiamento di prove, sono addestrati a questo lavoro, è il loro mestiere.

“Cosa pensi delle elezioni?”

“Sono confuso”, il sistema elettorale egiziano è un intricato labirinto dove anche il più esperto costituzionalista riuscirebbe a perdersi.

“Perché?”

“Perché non capisco se quello che sta succedendo a Tahrir sia opera dell’esercito o sia stata una naturale reazione del popolo per l’inazione politica mostrata in questi ultimi nove mesi. La gente doveva scendere in piazza prima, ciò è palese. Tutto quello che è successo è strano: prima l’esercito entra in piazza e picchia brutalmente la gente, poi va via lasciando i ragazzi in guerra con la polizia, poi di colpo smettono gli scontri … mi sembra tutto così strano”

“Ti sei sentito tradito dall’esercito?”

“Certo, non solo adesso. Anche a settembre quando sono andati a Masbiro (il palazzo della televisione quando sono morti 20 copti), o a fine giugno sgombrare Tahrir, sempre a picchiare la gente, a colpire duro per cacciare i manifestanti … protestare è un diritto che deve essere protetto e non schiacciato”

“Che cosa dicono i ragazzi in piazza? Discutono di quello che succederà in futuro?”

“Sì, discutono. Siamo tutti d’accordo che come prima azione l’esercito deve andare via, poi incominciamo dando il potere a qualcuno onesto che sia fedele alla rivoluzione”

“Come chi?”

“Il Baradei potrebbe andare bene, perché lui lavorerebbe per il popolo, vuole cambiare questo paese per il meglio degli egiziani. Tutti gli altri invece vogliono una parte della torta, perché è così che vedono l’Egitto, è una torta, e tutti ne vogliono un pezzo! Non ci sono tante persone di rilievo come lui. Se guardi i Fratelli Musulmani, la gente moriva in piazza e loro si sono rifiutati di andare a Tahrir in questo momento delicato perché secondo loro le elezioni sono più importanti, sono l’unico modo di cambiare questo paese; ma non è vero, perché la reazione normale quando c’è gente che muore in strada è uscire e aiutarla … loro hanno scelto già la loro parte della torta”

“Quanto è grande?”

“Non lo so, spero non molto”

“Quanto pensi prenderanno alle elezioni?”

“Penso il 30-35%, se si sommano tutti gli islamici forse si arriva al 40%”

“I ragazzi in piazza stanno lottando perché il maresciallo Tantawi se ne vada, discutono anche di programmi politici, si organizzano?”

“No, purtroppo è uno sbaglio. Non c’è nessuno che guida questa rivoluzione, questo è il problema, perché questa rivoluzione ha bisogno di un leader, uno potrebbe essere il Baradei, facendolo ufficialmente prendendo in mano il governo fino alla fine delle elezioni”

“Ma in questo maniera non potrà candidarsi alle presidenziali?”

“È un sacrificio che deve fare per il paese, lui è cosciente di questo ed è disposto a farlo”

“Qualora venga nominato capo del governo, che ti aspetti che faccia?”

“Che cambi veramente qualcosa, perché l’esercito non vuole il cambiamento, i militari vogliono far passare il tempo lasciando tutto invariato. Il CSFA (Consiglio Superiore delle Forze Armate) e una parte consistente del vecchio regime non vogliono cambiare nulla”

“Possono i FM diventare una forza democratica conservatrice in futuro?”

“Secondo me sono degli ipocriti, e sono più a destra del PDN di Mubarak, sono più radicali. Se veramente sono come dicono di essere, sarebbero usciti in strada tre quattro giorni fa quando moriva la gente sui marciapiedi”

“Loro dicono che la repressione sarebbe ancora più dura se lo facessero, hanno paura di fare la fine che fecero nel 1954 quando il presidente Nasser li annientò completamente insieme a tutte le altre forze politiche nel paese …”

“Questa è solo una scusa, oggi viviamo nel 2011, sono passati quasi sessant’anni, è un momento storico completamente diverso, perché sono una forza molto più forte del 1954: non sono così deboli come allora, non sono così odiati come prima. I FM vogliono avere la maggioranza in parlamento anche senza cambiamento, il loro unico scopo è solo quello di raggiungere il potere”

“Pensi che metteranno in pratica la Sharia in Egitto?”

“No, non è quello che interessa loro. I FM sono più politici che islamisti, vogliono il potere e basta e con ogni mezzo; se questo significa mettere in pratica l’Islam, allora sì, metteranno in pratica la Sharia, ma non lo faranno, perché va contro il loro interesse che è appunto essere al potere”

“Gli Shabeb che sono in piazza per la libertà e la democrazia, che devono fare per vincere sia i FM che le forze reazionarie del vecchio establishment?”

“Devono continuare a stare in piazza, anche se è più difficile ora, perché non tutta la gente in strada li supporta e li aiuta come invece era a gennaio; devono trovare qualcuno che parli per loro”

“Magari qualcuno tra di loro?”

“Esatto, uno giovane che sappia parlare e che sappia far capire quello che vogliamo, perché sono uno di quelli che pensa che quello che sta succedendo adesso sia tutta una farsa, una messinscena architettata ad hoc”

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